nick cave
Nick Cave & Grinderman
Grinderman
(Cd, Mute, 2007)
Che meraviglia sentire un Nick Cave così cupo e tagliente. Non che dispiaccia l'approccio raffinato degli ultimi Bad Seeds, ma questo progetto parallelo sembra pervaso da una concretezza, da una pesantezza, da una sostanza musicale, terrena, sporca e graffiante, che da un po' non faceva capolino nei suoi lavori.
Schegge sonore irriverenti che esplodono e fanno male. Come qualche anno fa. E' proprio per questo che in Grinderman (omaggio a Memphis Slim) assaporiamo il gusto del ritorno alle origini, a sonorità distorte sapientemente dosate ed inevitabilmente macchiate di blues, nel senso più letterale del termine. Moto dell'anima, orrore ed estasi, creazioni allo stesso tempo cariche di ingenua purezza e nefandezza esistenzialista.
Un sound viscerale che traccia un solco da Robert Johnson a Jimi Hendrix (levatevi dalla testa che altrimenti sarebbero nati pezzi come Love Bomb) passando per Coltrane (Electric Alice). Un album figlio di un antieroe sofferente ed ispirato. Capace di raccontare il dramma della quotidianità, con le prediche di Get It On o la crudezza sensuale, fisica, provocatoria, di No Pussy Blues, il ritmo adrenalinico ed ossessivo di Honey Bee.
Line up essenziale, chitarre che feriscono come coltelli arrugginiti ed una forza primordiale che sa tramutarsi ora in minimalismo soft (Man on the Moon), ora in vortice ripetitivo di doorsiana memoria (Set Me Free).
Perché quindi un progetto parallelo ai Bad Seeds, Mr.Cave?
Perché “Non mi interessava volare alto, ma esprimere visceralmente tutte le mie emozioni, scaricarmi".
Tanto di cappello. Grazie Nick.
Schegge sonore irriverenti che esplodono e fanno male. Come qualche anno fa. E' proprio per questo che in Grinderman (omaggio a Memphis Slim) assaporiamo il gusto del ritorno alle origini, a sonorità distorte sapientemente dosate ed inevitabilmente macchiate di blues, nel senso più letterale del termine. Moto dell'anima, orrore ed estasi, creazioni allo stesso tempo cariche di ingenua purezza e nefandezza esistenzialista.
Un sound viscerale che traccia un solco da Robert Johnson a Jimi Hendrix (levatevi dalla testa che altrimenti sarebbero nati pezzi come Love Bomb) passando per Coltrane (Electric Alice). Un album figlio di un antieroe sofferente ed ispirato. Capace di raccontare il dramma della quotidianità, con le prediche di Get It On o la crudezza sensuale, fisica, provocatoria, di No Pussy Blues, il ritmo adrenalinico ed ossessivo di Honey Bee.
Line up essenziale, chitarre che feriscono come coltelli arrugginiti ed una forza primordiale che sa tramutarsi ora in minimalismo soft (Man on the Moon), ora in vortice ripetitivo di doorsiana memoria (Set Me Free).
Perché quindi un progetto parallelo ai Bad Seeds, Mr.Cave?
Perché “Non mi interessava volare alto, ma esprimere visceralmente tutte le mie emozioni, scaricarmi".
Tanto di cappello. Grazie Nick.
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