28 giugno 2007

icone crescono 

Lui era molto più caruccio 17 anni fa.

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27 giugno 2007

ah ha 

Amarcord caposaldo del mio immaginario pre adolescenziale...


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26 giugno 2007

spora #4 

la vita, per come la vedo io, mi rende nervoso.
Lou Reed

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25 giugno 2007

plagi 

Pare stia riscuotendo un discreto successo il sito plagimusicali.net, dove vengono "smascherati" i plagi musicali degli artisti più famosi.

Mi domando: fa notizia che i
Lunapop, Dj Francesco e Tiziano Ferro, Albano, abbiamo copiato da qualcuno?

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20 giugno 2007

live#2 



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18 giugno 2007

around the world 

Per la serie allegria e spensieratezza anni 90... ma quanto era figo stò video da 1 a 10?


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jennifer gentle 

Jennifer Gentle

The Midnight Room

SubPop/Audioglobe, 2007

experimental rock


Acido, grottesco, freak. Il secondo lavoro dei Jennifer Gentle, realtà italiana dal respiro e dall'attitudine decisamente internazionale. Anche se parlare al plurale pare quanto mai fuori luogo, visto che il disco è prodotto e quasi interamente suonato, dal superstite fondatore del gruppo Marco Fasolo.

The Midnight Room è titolo indicativo per le atmosfere proposte, dalle notturne intimità di tracce ad alta percentuale di organo e piano (Twin Ghosts, Telephone Ringing) fino a grottesche decadenze di felliniana memoria (Mercury Blood), immaginifici deliri orchestrali (eppure rock, nell'accezione più ampia del termine).

L'idea complessiva del disco è dunque piuttosto coerente ed unitaria come se si dipanasse su un percorso narrativo definito, anche se ricco di spunti irrazionali, dinamici e visionari che lo rendono assolutamente personale ed originale.

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13 giugno 2007

vasco pensiero 

Interessante intervista su repubblica.it al rocker di Zocca, sospesa fra indiscutibili verità da fine conoscitore del music business ed iperboliche cazzate da italianetto provinciale:

"La cultura dominante angloamericana non permette intrusioni ed è una conseguenza della seconda guerra mondiale: gli statunitensi hanno bombardato l'Europa, portato il rock ma anche la Coca Cola. Se non ci fosse stato Hitler che era un pazzo, sconvoltone e drogato, anche se nessuno lo dice, tutto sarebbe andato in un altro modo."
Vasco Rossi
IN CHE SENSO??

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12 giugno 2007

cz burning 

Dopo Milano, Roma, Palermo... immancabile il tormentone sugli stereotipi delle "fighette" catanzaresi. Desolante.

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06 giugno 2007

dal fronte 

Aggiornamenti dal fronte (iniziamo pian piano a trasformare questo spazio in un utile strumento di propaganda al servizio del regime analogicourbano)

1. AnalogicoUrbano ha passato le selezioni per il Labaro Rock, accedendo alle semifinali. Non conosco ancora il giorno esatto in cui suonerò (cmq 28, 29 o 30 giugno). Ovviamente v'aggiorno e v'aspetto.

2. Questo week end ultima trasferta in quel di Eboli. Finalmente finiamo il mixaggio dell'album!!

3. mi sono impelagato nella lettura di una biografia di Lou Reed edita Arcana. 500 pagine (600 con appendici varie). A presto (si fa per dire) notizie dettagliate.

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05 giugno 2007

sex, bottarga e rock'n'roll 

Non so a voi ma a me fanno ridere...


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04 giugno 2007

chuck klosterman 

Chuck Klosterman

Il giorno in cui il rock è morto. Viaggio nei luoghi delle grandi tragedie della musica

Ed. Mondadori - 250 pagine - 15€



Ho sempre subito il fascino della narrativa on the road. Dall'omonimo capolavoro di Kerouac a Lo Zen e l'arte della motocicletta di Pirsig. Mia nuova bibbia in merito è un testo del giornalista musicale di Spin Magazine, Chuck Klosterman, dal titolo Il giorno in cui il rock è morto. Viaggio nei luoghi delle grandi tragedie della musica.

Un racconto ironico e graffiante a bordo di una vecchia Ford Taurus a noleggio, con 600 cd come passeggeri/compagni di viaggio, per le strade degli States con lo scopo di visitare i luoghi dove si sono spente le più grandi rockstar. Dalla fine prematura di Elvis, Kurt Cobain passando per Jeff Buckley, John Lennon e tanti altri, più o meno famosi, con un pallino fisso: "che cosa c'entra il rock con la morte? Per quale strana ragione quando una rock star muore diventa immortale?"

Ad ogni modo Klosterman non parla solo del rapporto tra rock e morte ma anche di rapporti interpersonali, di indagini sociologiche dietro i capolavori della musica contemporanea, di maturità, di dubbi, di alcool e droga, dei Radiohead, dei Kiss, di New York, della cultura americana, ella critica musicale, di se stesso e di me in quanto ascoltatore e lettore, che ha appena deciso di investire parte delle vacanze estive in un viaggio on the road senza mete prefissate.

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il sig. carmine 

La trasferta catanzarese mi ha catapultato per un paio di giorni nell'universo del nazionalpopolare.

Eccone i risultati.

Vi prego di dedicare a questo video, tempo, orecchie ed attenzone. Io quest'uomo lo adoro.


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01 giugno 2007

verso casa 

Sono in partenza. Vado a Cz per il fine settimana. I soliti 1000 km fra andata e ritorno da macinare in soli 2 giorni. Il solito treno, sovraffollato fino a Salerno, semivuoto fino a Lamezia. L'attesa di vedere il mare (la prima striscia blu si intravede verso Portici). I binari, che all'altezza di Amantea sono vicinissimi alla spiaggia.

Papà che viene a prendermi in stazione. In ritardo. Nove volte su dieci. Trattenendo la gioia. Ed i miei capelli sempre troppo corti. Ed i miei jeans sempre troppo vecchi. Ed i nostri silenzi sempre poco silenziosi. Mamma che m'aspetta dalla finestra con in braccio Luna (il cane) ed un sorriso che illumina tutto intorno.

La tavola già imbandita. Il televisore acceso. La scelta di vivere altrove. Perchè non avevo da scegliere. Ed io lo so. Loro lo sanno. Non c'è scelta quando l'alternativa ad andar via è il morire lentamente, dentro. Come chi è rimasto.

Per un paio di giorni, come ogni volta, io ricomincerò a fare il figlio, i miei a fare i genitori. Godendoci i pochi istanti di gioa che riaffiorano, da una ferita sempre aperta.

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absinthe 

Absinthe

Alejandra

(Cd, Distile Records, 2005)

noise (post) rock


Noise
rock col naso all'insù. Quattro tracce, un'ora di questanonèmusicaèrumore. Non capita di frequente di ricevere coordinate sonore rock dalla Francia ed in questo caso, per la precisione, siamo già al post, difatti. Se vi piace la definizione, altrimenti ripiegate (io ho fatto così) su un più ruffiano noise, lasciando il post tra parentesi.

Alejandra è il secondo album degli Absinthe, nativi di Montpellier, innaffiati con molta probabilità dalle chitarre acide dei Sonic Youth, dai paesaggio sonori dei June of '44, dei Godspeed (anche compagni di palco) e roba del genere. Sono un atipico quartetto che prevede l'utilizzo di bene diciotto corde (calcolate calcolate) di chitarra ed una batteria.

Creano muri distorti che s'ergono come monoliti nelle atmosfere liquide che dilatano a dismisura le tracce dell'album. A dismisura. Dilatano. Anche troppo. Talvolta. In un eccesso di trance creativa che sembra nasconderci la strada, come nei ventotto minuti Kocka ( o di Love Song for a dutch bitch), unico limite di un'ispirazione a tratti acidamente cristallina. Ma mentre scrivo (e nel frattempo ascolto e riascolto), qualsiasi masturbazione critica lascia il posto al piacere dell'indefinibile. Verso il minuto ventuno. Circa. Come non detto.

La strada percorsa, le atmosfere cupe, piangono lacrime di nostalgica compassione negli arpeggi di Someone said "your heart belongs to the dead", nella voce sofferente e nazionalista (inedita), nel ritmo cadenzato di Amour-infidélité-introspection, tutto Mogwai e delay, in cui la veglia lascia posto al sogno (all'incubo), in cui le chitarre imbizzarrite crescono d'intensità ed istericamente s'intrecciano, come d'ipnotica danza. Passano dieci muniti, poi passa un'ora, non me ne accorgo.

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