Rientrato dal MEI 2006 ecco la lista delle cose buone e di quelle cattive. Iniziamo da quest'ultime
Cose cattive
Il livello musicale complessivo piuttosto scarso. Molta voglia di "fare il salto", quindi molta orecchiabilità, ma poca sostanza. Peccato. Sarà per il prox anno
Una diffusa disorganizzazione. Molto lasciato al caso, tipo fiera di paese. Alla decima edizione ci si aspetterebbe qualcosa di meglio
Il gruppo degli AMARI. Basta!Non se ne può più co' sto' Campo Minato!!www.farraginoso.com
La nebbia
Cose buone
I ristoranti di Faenza (le tagliatelle le sogno ancora la notte)
Gli stand commerciali che vendevano libri, dischi e Cd
I due premi agli amici degli Alibia (che ho ancora io, finchè non vengono a riprenderseli)
In generale l'atmosfera che s'è respirata. Gli amici, le chiacchiere ed il vino.
L'intervento di Roberto Freak Antoni (leader degli Skiantos). Un genio. www.skiantos.com
La scoperta dei capolavori che fanno questi signori a cui vi consiglio di dare un'occhiata. Valgono il prezzo che li pagate: www.malleusdelic.com
Insomma tutto piuttosto positivo, peccato per la musica...
Non ho più alcun dubbio in merito. Il desiner FIAT possiede una Punto. Suona la chitarra. E nello specifico una Gibson SG. Spiego il perchè di queste affermazioni forti. Nella mia crescente pazzia quotidiana ho constatato che su ben 3 modelli diversi di Fiat Punto prodotti dal '98 ad oggi (che m'è capitato di guidare) il bagaglialio è tarato al millimetro per ospitare la mia diavoletto. Non avanza un centimetro. Fosse stato leggermente più piccolo non ci sarebbe entrata. Leggermente più grande, lo strumento avrebbe iniziato a sbattere in curva a destra e sinistra. Invece no. Sembra una custodia naturale. Accogliente e sicura! Magia? Chiaroveggenza? O non dovrei bere prima di andare a suonare?
Scatta l'operazione MEI. Sabato mattina si parte per Faenza, accogliente luogo di ritrovo, 1 volta l'anno, di noi poveri appassionati di indie music. C'è un mondo là fuori che suona, scrive, ascolta e si muove alla faccia di Gigi D'Alessio.... E VAIIIIIII!!!!
Senza troppi giri di parole "Dada Danzè" è uno dei migliori album ascoltati quest’anno. Un indie rock cupo, evocativo, ricco di atmosfere agrodolci, chicche compositive, trovate ritmiche ed armoniche sopra la media, assillanti e mai banali intrecci di chitarra che spesso risucchiano l'ascoltatore in un vortice ipnotico senza fine ("Algore").
I dieci brani che compongono l'album sono frutto di un gusto musicale ineccepibile che intreccia post rock, noise, tradizione cantautorale, miscelando lo stile di Marco Parente ("Cane"), l'interpretazione di Godano ("In segreto alla patria"), le evocazioni distorte dei Blonde Redhead o degli Ulan Bator (spesso compagni di palco), il cantato scuola Tenco.
Gusto e armonia di questo pluri premiato gruppo partenopeo, convergono nelle note di chitarra di "Rugiada", mentre l'ispirazione tocca vertici di emozione nei tempi dispari di "Nella resa il vanto" e nelle invocazioni di “Un’altra vita”. La lingua francese, presente in alcuni brani, non dona al cantato dei pezzi particolare smalto (ed è forse l'unico neo dell'intero lavoro) complice anche qualche scelta ritmica difficile da digerire.
Ma ad ognuno, il proprio stomaco. “Dada Danzè” è decisamente un bel lavoro.