27 settembre 2006

addio FBT 

Le cose mi possiedono. Ieri ho venduto il mio amplificatore FBT, dopo 15 anni di onorato servizio. Prestito mai reso (nè mai reclamato) di un mio zio. Non lo usavo più da tempo. L'ho venduto ad un certo Andrea, un bravo ragazzo, che lo userà in sala prove. Tuttavia questa irrazionale affettività verso le cose, questa strana angoscia da abbandono vissuta nel perdere un oggetto posseduto a lungo, non riesco a spiegarmela, se non con la consapevolezza che sono le cose a possedere me. Ho spiato Andrea dalla finestra. Come un amante tradito. Andava via col mio amplificatore, coi suoi 25 chili ed il suo scomodo maniglione. Lo portava male però, dal verso sbagliato, con le viti verso le gambe. "Così ti graffi. Giralo" - avrei voluto dire.... ma non l'ho fatto. Invece ho chiuso la finestra ed ho osservato il mio ampli Fender valvolare. Giovane, di bell'aspetto. Mi sono subito sentito meglio. Sono decisamente monogamo.

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26 settembre 2006

strano ma vero 


"L'America resta la patria del rock’n’roll e quindi eravamo consapevoli che fosse molto saggio tenere la cresta molto, molto bassa."
Manuel Agnelli - Afterhours (diario del tour americano)


ps: invidia, invidia, invidia!!!!

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20 settembre 2006

dan sartain 


Dan Sartain

Join Dan Sartain

( One Little Indian / Goodfellas, 2006)


Dan Sartain, agorafobico per scelta, onanista per indole, fumatore incallito per vocazione, è senz’altro un personaggio. Ma Sartain possiede anche un'ispirazione cristallina, radici musicali ben piantate laddove tutto ebbe inizio (Buddy Holly, Little Richard, Chuck Berry), una spiccata capacità di sintesi compositiva, oltre che una scarsa fantasia per i titoli dei suoi album (fate un giro e poi mi dite).

Dan Sartain ci regala tracce costruite su dinamiche di chitarra macchiate da distorti e sporadici lo fi. Tesse con indolenza punk tele invisibili da Elvis a Morricone. Eiaculazioni precoci (due minuti di media), sorprendenti nella loro capacità di soddisfare l'insaziabile ascoltatore. Assillanti, come nel caso del pop spudorato di Thought It Over (in pratica un pezzo dei Depeche Mode tele trasportati negli anni sessanta).

Sopra tutto colpisce la sua capacità interpretativa. Dall'open track Drama Queens, passando per il romanticismo acustico di The World Is Gonna Break Your Little Heart, fino alla pixiana I Wanted It So, emerge un'impronta fortemente personale, mentre le contaminazioni (country, rockabilly, punk, blues) fanno solo da contorno ad un minimalismo orecchiabile ed incisivo.

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